Checco Sgarbi
L’angolo del critico
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LA MORALE DELLA PERVERSIONE

 

"L’uomo può elevarsi, attraverso la moralità, a livelli eccelsi, è il solo essere che può fare della propria esistenza ciò che vuole, la moralità regna in esso suprema". Così Pico della Mirandola riassumeva alla fine del 1400 il pensiero che prima di lui era stato di Platone ed Aristotele. Nel "De Hominis Dignitate" vi era l’espressione dell’uomo attore della sua morale, vi era poi la filosofia hegeliana che con il suo "Panlogismo" trovava razionale tutto ciò che era reale, razionalità quindi insita nell’uomo. E’ dalla morale platonica, dalla teoria aristotelica, dalla logica hegeliana che vorrei categoricamente escludere quattro individui le cui ineffabili gesta godono di una perversa e libidinosa appetibilità sarcasticamente morale.

Lungi da noi filtrare nel filosofico la contorta figura di Bruno S. , toccar con logica l’immagine di M. Gualtiero, provar rispetto per la infingarda persona di De S. Paolo, encomiare la patetica linea di Mario S. . Quale moralità possiamo leggere nei loro volti? Che giustificazione dare alla loro arida vita?

Lungi da noi, inoltre, rappresentare encomiasticamente ciò che è accaduto la notte del 5 giugno 1992 in quell’incantevole parco che prima di suddetta data non era ricordato altro che come "Parco dell’amore". Atti di libido che hanno irreparabilmente danneggiato la nomea di un luogo in cui la lettura di quotidiani era principale motivo di sosta e incontri.

Alle 23,00 tutto procedeva nella normalità, giornali di tutti i tipi venivano sistemati nelle più disparate locazioni, nella vicina "Valle del re" il profumo dei "fiori" accarezzava gli olfatti di gruppi di amici amanti della natura e di ciò che i papaveri riescono ad offrire. E’ alle 23,10 che una misteriosa FIAT UNO BLU, di cui non pubblichiamo la targa per ovvi motivi di sicurezza, sosta in prossimità del rinomato chiosco dei taralli; l’acquisto dei suddetti e la bottiglia di buon vino rosso sono ormai rilevabili come macabre coperture per quel disgustoso rito che di lì a poco si sarebbe consumato.

Tutto accade in un attimo, è De S. Paolo a testare l’iniziazione, via la maglietta, giù i pantaloni; tra passionali sorrisi ed estasianti gesta gli altri tre non tardano ad imitarlo, la UNO BLU diviene una putrida e asettica scatola, tappezzata con quei quotidiani a ben altro uso destinati; orridamente ironico diviene il gioco erotico, un’orgia di sesso incalzerà poi e le sataniche smorfie dei quattro indemoniati testimonieranno il perverso raggiungimento dell’estasi. Il rituale dell’accoppiamento asessuato è compiuto e i quattro, come se il loro atto sfavillasse in una virtuosa normalità, camuffano il vissuto con una squallida partita di pallone.

Morale in costoro nemmeno l’ombra. Un’interpretazione freudiana non può che rilevare cadenze sadomasochistiche; è tra i protagonisti di questa farsa impregnante il senso della rivoltante materialità degli atti, il cartesiano "Cogito Ergo Sum" diviene un banale senso di colpa che ottempera ad una demoniaca visione della vita dei MALEFICI QUATTRO.

Che questo evento possa aprirci gli occhi, che possa pervadere gli animi e correggere ciò che l’onta macchiò con funesto passaggio.

Disse così e poi egli tacque, perché? Perché gli piacque.

Giugno ’92

F.A. Amofrank@libero.it