Di Caprio's Day

E ccomi qua, anche io a parlare del ciuffo biondo più famoso del momento, di questo mito affermatosi grazie alla capillare distribuzione delle sue onnipresenti fotografie, interviste e apparizioni misteriose nonché fittizie.

Tutte le riviste, volenti o nolenti, hanno dovuto dedicare almeno una copertina a Leonardo, le conseguenze sono state "devastanti": nei reparti di ostetricia degli ospedali abbondano frugoletti con questo nome, decisione non certo presa per amore dell'arte, per non parlare delle confusioni che annebbiano la mente degli alunni durante l'ora di educazione artistica. Come dare torto a un insegnante che, in seguito all'ovvio lapsus freudiano pronunciato durante un'interrogazione sull'autore della celebre Gioconda, decida di dedicarsi al giardinaggio? Persino Paolo Limiti è arrivato al punto di dedicargli uno special e questo vi pare poco?

La rapida ascesa alla mecca del cinema internazionale di questo abile giovanotto, capolavoro dello star system hollywoodiano, ha offuscato nel suo ultimo lavoro anche un Gérard Depardieu in piena forma (ma con poche battute) e un John Malkovich niente male. Questo è un dato oggettivo dimostrato anche dal progetto originario della locandina del film "La maschera di ferro", che doveva ritrarre i quattro moschettieri, Luigi XIV e il suo gemello. Invece, dopo il planetario successo della "nave" di James Cameron e dei suoi protagonisti, i produttori hanno immediatamente cambiato la locandina del film tratto dall'opera di Dumas, mettendo sullo sfondo la già prevista foto dei moschettieri oscurata però da un primo piano della "gallina dalle uova d'oro", la gallina in questione è Di Caprio, naturalmente. Il risultato di questo stratagemma pubblicitario è stato che il film di Randall Wallace è rimasto ai primi posti della classifica dei film più visti per numerose settimane.

Forse il regista è stato talmente ammaliato dal protagonista, che non si è neanche accorto che, nella parte centrale del film, D'Artagnan e Michelle lasciano dei messaggi scritti in inglese, in un film tratto da un'opera francese, ambientato nella Parigi di Luigi XIV, con attori che indossano costumi parigini, è proprio questo l'effetto Di Caprio.

Interpretare il ruolo dell'artista libero e intraprendente che sacrifica la propria vita per la persona amata, non richiede una particolare capacità recitativa, anche perché nel "Titanic" contano di più i numerosi e interminabili primi piani dell'attore, che la sua recitazione.

Il discorso cambia nell'ultimo film dell'attore, dove la difficoltà del ruolo viene ingigantita da una doppia interpretazione: quella del re e del suo gemello. Il re interpretato da Leonardo non è ambivalente, dal personaggio non traspare ambizione e senso di insicurezza, così come nel gemello sfortunato manca una giusta dose di rabbia e di senso vendicativo. L'attore, ma soprattutto gli sceneggiatori, scelgono la via più semplice: uno è il buono (troppo buono, da dare quasi fastidio) l'altro è il cattivo; ciò potrebbe anche bastare e non essere notato dallo spettatore meno esigente, ma purtroppo salta all'occhio perché ci sono nello stesso film dei mostri sacri del cinema.

Si vocifera che il "mito" Di Caprio è solido e che resisterà, la sua ascesa è stata rapida ma il suo declino è lontano a venire. Staremo a vedere.

 

Velia Aveta


* impulsi *

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